waw!
GIOVANNI IUDICE
L'isola che non c'è, 2017, olio su tela, cm 100x150
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La bravura di Giovanni Iudice è fuori discussione. Sin dagli inizi, in cui lavorava eslusivamente a grafite su carta. In una delle prime esposizioni personali, nel 1999 da Repetto e Massucco ad Acqui Terme, Maurizio Fagiolo dell'Arco scriveva nella presentazione in catalogo: "Anche se si tratta di matite su carta, non si tratta di disegni. Iudice avverte la necessità di questa tecnica perchè la sua acuta percezione del vero possa tradursi in perfezione di segno", aggiungendo "un modo – il bianco e nero – per rendere l'assenza di tempo, l'aspetto fantasmico che è insito, per chi riesce a vederlo, nel cuore della realtà visiva. In questi frammenti di vissuto ritrovo le ombre di alcuni dei miei amici che lavorano in questo settore della pittura. L'implacabile messa a fuoco di Ferroni, le luce sicula di Modica, l'irrealtà romana di Bonichi, il riflesso dei Navigli di Luino, la sgranatura fotografica newyorkese di Cardi".
Poi arrivano gli olii, e il colore. Ma valgono ancora le parole di Maurizio Fagiolo dell'Arco scritte per la mostra De Metaphisica: "Era giunto il momento di esporre una mia idea trentennale: che la bellezza è metafisica o non sarà. (…) Il secolo XX si è aperto con l'intuizione psicologica e relativista di un pittore. Giorgio de Chirico forse inconsciamente, ripropone le fresche teorie di Freud e Einstein. Vedere la realtà ma andare al di là della realtà; studiare il corpo fisico del mondo, ma individuarne la metafisica. Cambiando stile, quella sua prima intuizione muta volto ma resta sostanzialmente intatta: la critica lo biasima ma molti pittori lo capiscono. E oggi? Credo di individuare nell'opera di pittori più o meno giovani il germe di quella rivelazione: ancora inoculato e attivo."
Così Iudice continua a cercare l'aldilà in questo mondo e questo mondo nel pensiero dell'aldilà. Dipingere per spremere qualcosa che rappresenti forse l'anima. Vedere il veduto, pensare il pensato, immaginare l'immaginato.
Trasforma l'immagine in un mondo vero, e il mondo vero in un immagine, con l'antico trucco di chi sa che la radice di "arte" è "artificio", e che il compito sublime del pittore è quello di comunicare la sua personale visione. Costruisce immagini vere, ma che vere non sono, perchè oltre il vero, sospese in un tempo indeterminato, dai colori fotografici, ma che superano il limite del mezzo tecnico. Oggi Leonardo Sciascia parlerebbe ancora probabilmente di "Sicilitudine"...
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[opera in galleria]
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BIOGRAFIA
Giovanni Iudice è nato nel 1970. Vive e Lavora a Gela (I)
E' un autodidatta, anche se è riduttivo parlare della sua formazione in questi termini, vista la sua grande conoscenza del linguaggio storico e contemporaneo.
Hanno scritto di lui: Maurizio Fagiolo dell'Arco, Elena Pontiggia, Flaminio Gualdoni, Vittorio Sgarbi, Maurizio Sciaccaluga, Giacinto Di Pietrantonio.
Le sue opere sono state esposte oltre che alla 52° edizione della Biennale di Venezia nel 2011 anche presso: Palazzo Reale di Milano, Galleria Repetto di Acqui Terme, Galleria Forni di Bologna, GAM di Palermo, Castello Sforzesco Milano, Fondazione Brodbeck di Catania, galleria Orientalesicula di Acireale, PAC di Milano, Gnam di Bergamo, Palazzo Sant'Elia di Palermo.
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