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MARCO FANTINI
Old Boy, 2007, tecnica mista su carta intelata, cm 100x65
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Marco Fantini (Vicenza, 1965) non si sente disegnatore. E' difficile inquadrarlo nella sua poliedricità: pittore, scultore, fotografo, regista. Con la costante del disegno che da sempre è parte integrante di tutto il suo lavoro. Da qualche anno passa lunghi periodi in Vietnam, e l'esperienza è fondamentale nel suo lavoro: "Vista troppo da vicino la realtà si sfuoca, e disegnare è un po' come inforcare gli occhiali da vista: un allontanarsi dal contesto per poterlo ridefinire con maggior chiarezza. Per questo ho disegnato molto durante i miei soggiorni in Vietnam. Distante da obblighi espositivi, dichiarazioni di intenti o sfide concettuali, ho riscoperto il piacere della creazione ingiustificata e capricciosa. Piacere che tutt'ora prosegue e condiziona la realizzazione delle mie opere pittoriche".
L'universo materico è pura inquietudine non senza riferimenti colti, in una commistione di disegno e pittura materica che prende corpo in una deformazione strutturale. Cita Picasso, Otto Dix, Francis Bacon ma anche il mondo surreale di Max Ernst. Ma sono punti di riferimento da cui prende le distanze in un apparente caos irrazionale. Figure semplici, a volte solo delineate, ma dense di significati simbolici, accompagnate da pensieri a volte indecifrabili come dei rebus. Un universo in cui viene sottolineato che se si perdono i fondamenti si sprofonda negli abissi.
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[opera in galleria]
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BIOGRAFIA
Marco Fantini è nato a Vicenza nel 1965, vive e lavora a Milano.
Nel 1983 si iscrive alla facoltà di Architettura di Venezia dove segue in particolare i corsi di fotografia di Italo Zannier. Risalgono alla fine degli anni Ottanta i primi collage ed acrilici su tela a forte connotazione fumettistica. Nel 1989 viaggia in Messico ove risiede per due anni, lavorando come progettista presso lo studio dell'architetto Enrique Norten e dove incontra vari artisti tra i quali Manuel Alvarez Bravo, interessandosi alla pittura murale. Nascono i primi lavori ad olio esposti nel 1989 al Centro de Cultura Coyoacan. Tornato in Italia si concentra su una pittura sperimentale ricca di elementi espressionistici.
Nel 1992 è invitato ad esporre alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, e successivamente alla Galleria Bugno Samueli, a San Francisco e all'Accademia Carrara. Nel 1995 appaiono i primi Mickey Mouse, soggetto che ancor oggi ricorre nella sua pittura come tentativo di drammatizzazione all'interno del mito che rappresenta. Insieme ad altri stereotipi della comunicazione, divengono non l'emblema di espressioni di massa ma reperti archeologici di un passato e di un'infanzia cui si guarda con nostalgia. Espone nel 1996 alla Casa dei Carraresi a Conegliano Veneto nella mostra "Pitture – Il sentimento e la forma – artisti italiani degli anni 50 e 60" a cura di Marco Goldin.
Nel 1997 Marco Vallora ed Emilio Tadini presentano una sua personale alla Galleria Amedeo Porro, e nel 2001 inizia la collaborazione con la Galleria Poggiali e Forconi, presentato nella mostra "Genesi di una quadro" da Alberto Fiz. Seguiranno le personali al Teatro India di Roma e al Mart di Trento e Rovereto (2004), l'acquisizione di due opere da parte del Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Verona,
al Museo di Castel Sant'Elmo a Napoli con la mosta "Antilogia" curata da Marco Vallora e alla 54a Biennale di Venezia (2010), al Museo di Lissone (2017) e alla Galleria d'Arte Contemporanea Osvaldo Licini di Ascoli Piceno (2019). |
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